martedì 27 novembre 2007

E' tutto vero

Oggi sono arrivato in università con un'innoqua presunzione, ma pur sempre una presunzione, quella di prendere in prestito un libro che potrebbe servirmi per la tesi e leggermelo. Ok, avrei anche potuto essere più umile e pensare che oggi andavo in università per cercare un libro e solo nel caso in cui l'avessi trovato mi sarei messo a leggerlo, però, in fin dei conti, anche ripensandoci ora a freddo, non mi sembrava di essere arrogante pensando semplicemente di prendere in prestito un libro e leggermelo. Prendo il foglio dove mi ero appuntato autore, titolo e collocazione e mi reco alla biblioteca di storia antica che, per chi fosse interessato, si trova grossomodo di fronte a quella centrale, di fianco alla presidenza di lettere. Entro, ovviamente aspetto in quanto avevo davanti un'altra persona, poi dico, mostrando il foglietto, che volevo il tal libro in prestito. Il tipo mi chiede se ero sicuro che quella fosse la collocazione, gli rispondo di sì ma lui guarda comunque sull'opac e mi annuncia con la stessa sicurezza con cui Cristoforo Colombo dichiarò di aver trovato le Indie che il mio libro si trovava alla biblioteca di lettere. Vado a lettere, entro e dico ad una tipa cosa avevo bisogno, lei mi chiede se ero sicuro che la collocazione fosse giusta, io glielo assicuro, lei guarda comunque sull'opac e poi mi dice che quella collocazione non le dice nulla, che non l'ha mai vista e di aspettare un suo collega. Aspetto. Alla biblioteca di lettere fa caldo come a Pantelleria ad agosto, perciò se un giorno avete intenzione di andarci e prevedete di rimanerci per più di cinque minuti portatevi pure il costume! Arriva il famoso collega, gli spiego perchè sono lì e lui non una, non due, ma BEN TRE VOLTE mi chiede se la collocazione l'avevo scritta giusta. Siccome prima di rispondergli (male) ho contato fino a 7652, lui ha fatto in tempo ad andare sull'opac e verificare che non lo stavo prendendo per il culo (tutto ciò con di fianco la collega che a sua volta aveva già controllato e che non gli ha proferito parola...). Adesso apro una parantesi nel racconto: ma F***l non diceva mica a proposito del tema della verità che quando uno incontra uno sconosciuto e gli chiede l'ora si aspetta che quest'ultimo gli dica la verità e si fida?! Perchè mai i tipi in questione pensavano che avessi scritto numeri e lettere a caso al posto della collocazione giusta?! Mah... Tornando alla cronaca il simpaticissimo bibliotecaio, non ancora persuaso, mi spedisce a cercare il libro sul cartaceo farneticando che è più probabile che il cartaceo sia più aggiornato rispetto ad internet (ma da quando?!). Vado e naturalmente sul cartaceo non lo trovo. Glielo dico e allora lui va giù a vedere (non so dove, ho riportato le sue testuali parole). Torna e mi spiega che nella loro classificazione arrivano fino al XXX, mentre il mio è un XXXI e qualcosa. E mi dice di andare al San Tommaso, non quella alll'inizio del corridoio a sinistra ma quella dritto in fondo. E poi che se non lo trovo lì di andare a filologia e di chiedere al Giovannino che è la memoria storica delle biblioteche dell'università di Pavia e che ci ha lavorato in quasi tutte e che SICURAMENTE almeno un'idea di dove sia il libro ce l'ha. Le ultime due frasi me le ha ripetute almeno cinque volte in due minuti: all'inizio mi ha trattato come un idiota e poi non mi mollava più. Va beh, seguo le sue istruzioni e mi presento nella nuova biblioteca, che è quella di archeologia. Entro e al bancone dove ci deve essere qualcuno invece c'è il deserto. Poco dopo (ma per i miei gusti era tanto dopo) arriva una donna a cui ripeto le stesse cose che ho proferito negli altri luoghi. Codesta mi guarda e mi risponde come se le avessi appena detto che era morto un suo parente e mi dice che lì dov'ero non poteva esserci il libro che cercavo. E basta. Sta lì con lo sguardo spiritato e la bocca aperta senza aggiungere altro. Al che, allora, le chiedo se non aveva un'idea di dove potessi trovarlo. E lei, sempre tipo Colombo con le Indie, mi dice di andare al Plinio Fraccaro, che è quella all'ingresso a sinistra. Entro, ripeto per l'ennesima volta tutta la papardella (aggiundendo di volta in volta le informazioni che gli strani individui con cui venivo in contatto mi dicevano). Qui c'è una ragazza efficiente (la prima al quinto tentativo), mi dice che probabilmente nella collocazione c'è un errore, dovrebbe mancare una lettera (a o b) tra i numeri romani e gli altri. E a dimostrazione della sua efficienza, anche lei dove aver controllato sia sull'opac che sul cartaceo, mi sorprende con un effetto speciale, mi dice che non sapendo se era in a o in b va a vedere in entrambi i luoghi! Al Plinio Fraccaro la temperatura è tipo quella di Atene a ferragosto, faceva talmente caldo che nella lunga attesa ad un certo punto sono uscito ad aspettare in corridoio. Dopo un'attesa smisurata torna dicendomi che non l'ha trovato in nessuno dei due luoghi. Sempre a dimostrazione della sua efficienza si presenta di ritorno con un pezzo grosso, o almeno penso, se l'abito fa il monaco lo era sicuramente dato che era in giacca e cravatta. Anche lui mi dice qualche cazzata che ora non ricordo e di andare a filologia da un suo collega espertissimo eccetera eccetera... Gli chiedo se si chiama Giovannino, che ne avevo già sentito parlare eccetera eccetera... e lui conferma tessendone ulteriormente le lodi. Ma mi dice di andare di pomeriggio che al momento non c'era. Ok. Peccato che quando me ne sono andato mi è venuto in mente che il burbero di lettere mi aveva detto che fino a mezzogiorno lo trovavo... peccato che alle dodici meno un quarto già non c'era più... e allora ho pensato che ancora prima di conoscerlo aveva già un bel biglietto da visita. Tutto ciò in un'ora e mezza. Nel pomeriggio, ricordandomi l'aneddoto del mezzogiorno e delle dodici meno un quarto mi guardo bene dal presentarmi a filologia prima delle due e mezza, probabilmente erano anche le due e quaranta. Filologia è sempre al San Tommaso, a metà strada tra Plinio Fraccaro e archeologia, che per chi non lo sapesse è un corridoio che misura circa come il corridoio che conduce dalla nostra biblioteca a Bruno Leoni. Entro, anche lì temperatura folle ed un silenzio che in confronto in Bruno Leoni sembra di essere al mercato (dovete sapere che in tutte le biblioteche lì al San Tommaso c'è dentro anche gente che studia non come nella nostra) e tanto di cartello a carattere arial 128 recitante SILENZIO. Provo a spiegare a Giovannino quello che mi serviva a bassa voce ma mi arrendo tipo alla quarta parola, ma lui parla assolutamente a volume normale, che era parecchio alto. Mi dice di raggiungerlo alla sua postazione, cioè andare dietro al bancone dove aveva scrivania e computer. Abbiamo fatto un casino super, ci hanno guardato tutti. Era bello che noi urlavamo mentre tutti quelli che entravano a comprare le tessere per fare le fotocopie, almeno tre in un minuto, parlavano con voce flebilissima, tanto che Giovannino non sentiva. Tutta la sua competenza che gli altri mi avevano decantato si è svelata nel momento in cui mi ha detto che se non c'era nei posti in cui ero già stato è perchè quando hanno riordinato le biblioteche, e da quanto mi pare di capire è stato come il passaggio dalla prima alla seconda repubblica, c'erano dei libri che pare non interessassero a nessuna biblioteca ergo non si sa dove sono finiti. Questa sua affermazione non l'ho commentata solo perchè in fin dei conti penso di essere una persona civile ed educata.Ha poi anche fatto un paio di telefonate con risultati però insignificanti. Ovviamente mentre ero lì con lui ci sono stati parecchi intoppi. Innanzitutto dopo dieci secondi che non muoveva il mouse (perchè anche lui, per la serie che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, ha controllato l'opac, gli ho persino dovuto dire come si faceva perchè era parecchio in difficoltà su google) partiva un tristissimo screen saver, una scritta rossa orizzontale recitante Ciao zio Giovannino... Poi è entrato un tipo con una panza spettacolare, era grande come un'anguria, ma bella tonda, sembrava disegnata col compasso... e Giovannino, in perfetto dialetto e con una fierezza ben superiore rispetto a quella con cui Bush annunciò l'attacco all'Iraq, gli ha detto che i due tipi (evidentemente non dicendogli che c'erano lì due tipi ma etichettandoli come CHI DU LI') che si abbracciavano e si limonavano li ha cacciati via in malomodo e che questi sono andati a lamentarsi in portineria, commentando in maniera molto negativa la lamentela. L'uomo-anguria gli ha detto senza esitazioni nè mezze misure, sempre in dialetto, che aveva fatto bene, gli ha persino fatto i complimenti (gli ha detto: brav, tè fai ben). Nel mentre Giovannino gli ha anche parlato del mio libro ma non mi ricordo se l'altro gli abbia detto qualcosa di interessante, ma non credo proprio. Poi, tra una telefonata e l'altra, tra l'uomo-anguria e l'affannosa ricerca con google per arrivare all'unipv è entrata anche la tipa spiritata di archeologia a cui Giovannino ha raccontato la sua epica impresa della cacciata dei limonatori e lei l'ha guardato con lo stesso sguardo con cui aveva guardato me quando le avevo detto la collocazione incriminata, però gli ha dato pienamente ragione. All'ultima telefonata a vuoto, cioè senza risposta, Giovannino mi porta giù dove avevano i libri, entriamo in due stanzoni bui tipo le cantine e mi spiega che libri c'erano, le collocazioni e un pò di altre cose che da un certo punto in poi non ho più voluto ascoltare (cazzo me ne fregava?!). Siamo andati nei punti dove lui sospettava che magari potesse esserci il mio libro ma niente da fare. Quando ha reputato che il libro non poteva essere lì (nella seconda stanza c'era un bel casino, scatoloni qua e là) mi ha salutato dicendomi di dargli un paio di giorni che continuerà la ricerca. Non so se sono troppo buono o coglione fatto sta che l'ho solo salutato senza dirgli di fare pure con comodo, che tanto un'ora e mezza al mattino+una al pomeriggio+un paio di giorni e poi FORSE me lo trova. E poi me ne sono andato senza nemmeno fare i complimenti per mettere sull'opac un libro che nessuno sappia dove sia! Per carità, non fraintendete, il Giovannino è stato disponibile ed anche simpatico, la ragazza che è andata a vedere sia in a che in b idem, non sto attaccando le persone in sè, fatto sta che però sono assolutamente indifendibili! Infine, se bisogna trarre un insegnamento da questa storia (che è assolutamente vera, ho un sacco di testimoni), se andate in una delle biblioteche menzionate non sbattetevi a cercare la collocazione del libro che vi serve che tanto lo fanno loro!